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Software obsoleto? Sfrutta 3 incentivi per aggiornare l’ERP

Per avere successo, soprattutto in un mercato competitivo come quello di oggi, è necessario che le aziende siano gestite con oculatezza e attenzione nei confronti delle spese. Purtroppo, però, nel campo digitale il confine fra la giusta parsimonia e il risparmio indiscriminato è molto sottile. Non è raro, infatti, che le aziende si trovino a operare con un software obsoleto, per scarsa cultura digitale o per l’errata convinzione che conservare un applicativo fino a quando sembra funzionare sia la scelta più conveniente. Purtroppo, non è così: i costi dell’obsolescenza si pagano caro ed è bene riconoscere quando aggiornare il proprio ERP. 

Per aggiornare il gestionale aziendale e godere appieno dei benefici connessi senza costi esorbitanti per il bilancio, può essere utile sfruttare diversi incentivi ancora disponibili nel 2023. Andiamo più nel dettaglio.  

 

I costi nascosti di un software obsoleto

Nella sua essenza, un software ERP può essere paragonato a un macchinario: se mal oliato, le inefficienze si riversano a catena sull’intera produzione – si pensi ai consumi maggiorati di energia e materie prime, alle difficoltà connesse alla mancata automazione delle operazioni manuali, agli sprechi che incidono pesantemente sull’efficienza produttiva 

Si tratta di problematiche che introducono costi aggiuntivi, senza considerare anche tutti quei rischi informatici come quelli legati alla sicurezza. Un problema sicuramente già noto: già nel 2016, nel solo mercato americano, l’uso di un software obsoleto in azienda causava perdite per 1,8 miliardi di dollari. Oggi il problema è ancora più sentito, al punto che software e strumenti datati sono diventati una delle principali cause di abbandono delle aziende da parte dei lavoratori, secondo Forbes. Per far fronte a questa situazione, gli incentivi statali si rivelano un ottimo alleato.  

 

Come aggiornare il software obsoleto grazie al credito di imposta

Secondo un meccanismo noto e consolidato nel corso degli ultimi anni, gli incentivi disponibili a vario titolo per l’aggiornamento del software sono accessibili attraverso il meccanismo del credito di imposta, con modalità che variano a seconda della linea di finanziamento. Per questa ragione, nel momento in cui si desidera avviare l’iter per godere di uno specifico incentivo statale, è prioritario scegliere un partner affidabile che, oltre a competenze tecniche specifiche, dimostri uno storico comprovato nel campo della gestione degli incentivi, in modo da agevolare l’intero processo. 

 

Credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali

Probabilmente l’incentivo più noto e utilizzato per l’aggiornamento del software obsoleto in azienda è quella misura che prevede la possibilità di ricevere un credito di imposta per l’acquisizione di “beni strumentali immateriali tecnologicamente avanzati”, con particolare riferimento alla trasformazione 4.0.  

Per il 2023, la quota esigibile è pari al 20% del costo per un massimo ammissibile di 1 milione di euro. Inoltre, il credito d’imposta può essere ottenuto per tutti quegli investimenti realizzati entro il 30 giugno dell’anno successivo a patto che, entro il 31 dicembre dell’anno corrente, l’ordine venga accettato da parte del venditore e sia stato effettuato il pagamento di un acconto pari almeno al 20% del costo di acquisizione, come indicato presso la pagina ufficiale del Governo. Infine, per l’accesso è necessario produrre una perizia tecnica asseverata o un attestato di conformità 

 

Credito di imposta per ricerca, sviluppo e innovazione

Per le aziende che decidono di avviare un percorso di innovazione più strutturato, questa linea di incentivi è senza dubbio di interesse. Dal momento che i campi di applicazione sono più aperti, le modalità di erogazione e le quote disponibili variano sensibilmente a seconda della tipologia di innovazione che l’azienda andrà a creare. 

Come indicato nell’apposita sezione governativa, per quelle attività definite “di innovazione tecnologica”, ovvero mirate allo sviluppo di prodotti o processi di produzione inediti o migliorati, il credito di imposta corrisponde al 10% della base di calcolo relativa, al netto di altre sovvenzioni o contributi ricevuti per le stesse spese ammissibili – il tutto all’interno del periodo fiscale che termina il 31 dicembre 2023. Il limite massimo annuale per questo tipo di credito d’imposta è di 2 milioni di euro 

Le attività di “innovazione tecnologica 4.0 e green” prevedono invece che, per il periodo di imposta che va dal 2023 al 2025, il credito di imposta sia del 5% entro il limite annuale di 4 milioni di euro.  

 

Credito di imposta per la formazione 4.0

Rinnovare un software come un ERP obsoleto significa anche mettere il personale in condizione di operare sui nuovi applicativi. Fortunatamente è previsto, ed è ancora attivo nel 2023, un intervento specifico per la formazione che prevede un’ammissibilità pari al 70%, al 50% e al 30% rispettivamente per le piccole, medie e grandi imprese per le attività di formazione e i costi a esse collegati.  

La linea di intervento rende ammissibili numerose tipologie di attività formative che ricadono in ambiti quali vendite e marketing, informatica e tecniche e tecnologie di produzione. Si pensi ad esempi ai corsi erogati relativi a Big Data, Cloud Computing, Cybersecurity, che facilitano l’integrazione degli strumenti digitali in azienda.  

 

Come trovare gli incentivi per l’aggiornamento del software obsoleto

Al netto dei 3 tipi di incentivi riportati per aggiornare l’ERP aziendale, esistono numerose altre disponibilità spesso su base regionale o contingente. Per esempio, la Camera di Commercio d’Italia mette a disposizione i cosiddetti Voucher digitali, la cui applicazione può cambiare da regione a regione. Anche per questa ragione, è importante che le aziende identifichino partner tecnologici già attivi nel campo degli incentivi, che sappiano indicare le possibili linee di finanziamento o agevolazione.  

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